Lo yoga è una disciplina millenaria. Questo concetto, magari ascoltato molte volte, dovrebbe essere fonte di riflessioni profonde. Qui possiamo brevemente accennarne qualcuna. Il concetto di disciplina viene spesso dimenticato o tralasciato. Si preferisce ( o per ignoranza o per convenienza) trasmettere la parte più “superficiale” dello yoga, attinente alle posture, ma lo yoga, è ben più articolato e profondo. E’ un metodo ben definito, che trova le sue fondamenta in regole di natura morale. Lo yoga ci chiede di rafforzare la nostra morale, di diventare esseri altamente morali, seguendo le sue prescrizioni e questo costituisce le fondamenta per un serio praticante di yoga. Questo discorso vale per ogni fase dello yoga, dunque non solo quella meditativa. Anche durante l’hatha yoga, infatti, si può lavorare in tale direzione. D’altronde, se il fine ultimo dello Yoga è la esperienza diretta di Dio e dell’anima, come si potrebbe mai pensare di raggiungere un simile traguardo, senza prima lavorare su di sé per rinunciare a tutto ciò che ci ostacola nel raggiungerlo? Ad esempio, se non mi rendo consapevole (e, di conseguenza, alimento) delle mie tensioni mentali (rabbia, ansia, ecc), per forza queste si insinueranno anche nella pratica, ad esempio, dell’hatha yoga (sforzo eccessivamente, respiro in modo ansioso e forzato, pretendo da me, mi giudico, vado in ansia, ecc ecc). Come posso poi sedermi a meditare e di colpo entrare nella calma profonda, diventare un’altra persona e entrare nel samadhi? Ovviamente non si pretende, per poter accedere alle pratiche yoga, di essere già moralmente perfetti (non saremo su questa terra a affrontare le prove che ci meritiamo), ma è opportuno che uno yogin, se vuole scoprire i veri tesori nascosti dello yoga, lavori seriamente su questo aspetto parallelamente nella propria vita, nella pratica yoga e nella meditazione. Se si cerca la definizione di disciplina, si scopre che essa comporta il dominio dei propri istinti, desideri, e richiede una sforzo, un sacrificio e una sottomissione volontaria. In effetti il termine “yoga” significa anche “soggiogamento”, dei sensi e della mente e, a tale fine, si rende necessario un totale e incondizionato abbandono del praticante verso le prescrizioni impartite dal Maestro. Si tratta di un cambio di atteggiamento del praticante, che dapprima si limitava a eseguire semplicemente asana in modo superficiale e poco consapevole e che ora diviene discepolo, ossia segue la disciplina yoga. Agli occhi di un occidentale questo potrebbe sembrare impegnativo, se non quasi impositivo, ma la disciplina dello yoga è, invece, liberatoria. Lo yoga è un metodo che è stato comprovato nei millenni da Esseri che, grazie alla pratica, hanno raggiunto la illuminazione e proprio per questo motivo ben può essere definito scientifico. Questo metodo ha il solo fine di liberarci da tutti quei condizionamenti che ci imprigionano e che ci impediscono di percepirci, anzichè come un semplice agglomerato di carne e ossa di natura mortale, il cui destino è la sofferenza, come esseri fatti di energia e spirito, il cui destino è la Gioia. E’, quindi, un sentiero, seguendo il quale diventiamo come quei saggi illuminati, che lo hanno nei millenni delineato. Ciò a patto, però, di seguire quanto da loro indicato, ossia la loro disciplina. In occidente espressioni come disciplina o sottomissione alle regole dettate da un Maestro possono sembrare limitanti della propria libertà. Ma siamo davvero liberi? Una madre torna dal lavoro e la figlia piccola a casa la attende. Si aspetta un abbraccio, ma la madre, in totale buona fede, appena la vede, le dà qualche soldino, con cui andare a comprarsi le patatine. La bambina corre a comprarsi le patatine. Quando sarà una adulta, ogni volta che vorrà dell’affetto, sentendosi triste o lasciata a se stessa, il suo cervello limbico risveglierà in lei la voglia di patatine e tenderà a farle compensare la mancanza d’amore col cibo. La donna adulta penserà di essere pienamente cosciente della sua scelta di andare a mangiarsi le patatine, nemmeno sarà consapevole del meccanismo mentale automatico che la sta guidando come un burattino. E’ una donna inconsapevole e non è libera. E se quell’episodio da piccola non le fosse accaduto? Il suo comportamento da adulta non sarebbe potuto essere differente? Come mai davanti ad uno stesso accadimento, di per sé neutro, ci sono persone che lo vivono male e altre che riescono ad accettarlo? E, quindi, dove è la verità? Come si nota il mentale trova grande importanza nello yoga, che considera l’essere umano a 360 gradi, come un unico insieme e se ne occupa a tutti i livelli da millenni. Ecco perché ogni disciplina, la psicologia, il training autogeno, le varie forme di ginnastica, ecc derivano dallo yoga, ma di lui esse prendono solo una parte e non il tutto. Lo yoga ci aiuta a prendere consapevolezza dei nostri meccanismi abitudinari mentali, specie di quelli nocivi, che squilibrano il corpo pranico e, in ultimo, quello fisico. Lo yoga ci consente di risorgere dalle nostre attitudini negative, liberandoci di automatismi mentali dannosi (rabbia, ansia, senso di colpa, scarsa autostima, rigidità mentale ecc) e dandoci nuovi strumenti per realizzarci come esseri divini, dando spazio a stati di pace, amore, perdono, saggezza, coraggio, forza, capacità intuitiva ecc ecc, che sono nostri già ora, ma sono soffocati, sommersi dal chiacchiericcio mentale e dai nostri pensieri nocivi. La disciplina yoga consente allora di vedere la vita in modo diverso da come i condizionamenti sociali, ambientali, politici, familiari, ecc ecc, ce la stanno facendo vedere e di uscire da una sorta di sogno nel quale siamo immersi e che crediamo reale, mentre, invece, è solo una illusione. Ovviamente è un lavoro su di sé molto interessante, doveroso (non ci sono scorciatoie), a tratti doloroso, ma arricchente, che sviluppa anche la nostra forza e il nostro coraggio e ci rende persone moralmente più forti. Tutto ciò conferisce alla nostra esistenza il giusto valore e scopo. Chi afferma di essere fatto in un certo modo e di non poter cambiare sbaglia. La vita stessa è cambiamento. Ogni giorno abbiamo cellule nuove, altre che muoiono, i nostri organi interni cambiano nei mesi, si rinnovano. Nulla è fermo e immutabile, ma tutto cambia e si trasforma. Sta a noi decidere se cambiare in peggio o in meglio. Lo yoga accelera la nostra trasformazione in meglio e ci consente gradualmente di sbocciare come un fior di loto. Lui è radicato nel fango, sotto l’acqua, ma poi gradualmente il suo gambo affiora, sale sul livello dell’acqua, fino a sbocciare in tutta la sua bellezza. Namastè Fonti bibliografiche: Metamedicina. Ogni sintomo è un messaggio. La guarigione a portata di mano, Cladia Rainville, Amrita edizioni, 2000